La Vitamina del Sole
07/12/2020 - La Vitamina D ci accomuna un po' alle piante, perché il nostro corpo la produce replicando un processo metabolico tipico degli esseri vegetali: la fotosintesi. L'esposizione al sole rappresenta per noi la principale sorgente naturale, così come le piante producono molecole necessarie alla vita grazie alla luce che pervade le foglie.
Identificata negli anni '20 dello scorso secolo, la vitamina D rappresentò 'la' soluzione per la cura del rachitismo, diffusa malattia infantile che, grazie all'elioterapia e una migliore integrazione nella dieta, nel giro di un decennio divenne più rara.
La sua funzione più nota è rimasta a lungo quella di mantenere ossa sane e robuste, aumentando l'assorbimento intestinale di calcio e fosforo (e la loro fissazione nella matrice ossea), così da scongiurare non solo il rachitismo ma anche osteomalacia, osteoporosi e il rischio di fratture in età adulta. Con scarsi livelli di vitamina D nel sangue, il corpo assorbe infatti il 10%-15% di calcio alimentare e il 60% di fosforo, contro il 30-40% e l'80% di fosforo a livelli normali.
In”D”ispensabile
Tutto ciò la renderebbe già di per sé essenziale, se non fosse che si è scoperto faccia ben di più. Recettori della vitamina D sono infatti presenti in molti tessuti organici, dalla prostata al cuore, dai vasi sanguigni, ai muscoli, alle ghiandole endocrine ed è accertato che le cose buone accadono quando la vitamina D si lega a tali recettori. In realtà si comporta più come un ormone che una vitamina, svolgendo un'importante azione modulante dell'infiammazione e del sistema immunitario a protezione di numerose patologie croniche e degenerative. L'elenco è lungo e comprende tra le altre diabete, fibromialgia e dolore cronico, parodontosi, psoriasi, ipotiroidismo, allergie e Alzheimer. Elevati livelli di vitamina D nel sangue si associano anche a una riduzione del rischio di ipertensione, aritmie, infarti ed ictus.
Agendo sul controllo dell'infiammazione sistemica e della risposta immunitaria, questa preziosa molecola è importante inoltre nel prevenire e migliorare la prognosi di malattie autoimmuni. E lo stesso vale per il cancro, di cui ne previene o rallenta lo sviluppo frenando la crescita delle cellule cancerose.
Non ultimo, al suo deficit organico è associato l'aumento delle infezioni polmonari, virali e non (mentre la sua integrazione le riduce), tanto da far pensare che i picchi influenzali invernali possano correlarsi anche a un'insufficiente fotoesposizione, tipica di questa stagione.
E' di estrema attualità il dibattito scientifico sul ruolo preventivo giocato dalla vitamina D nella sindrome Covid 19: nessuno ne conferma 'ufficialmente' i benefici, ma nessuno li sconfessa! Sono stati appena pubblicati i risultati di una ricerca spagnola condotta su pazienti ricoverati per Covid 19 durante la prima ondata di contagi in un ospedale spagnolo che rivelano bassi livelli di vitamina D nell'80% dei casi: più evidente la carenza, maggiori i marcatori di infiammazione e infezione nel sangue dei pazienti.
Mantieni la Luce accesa
La vitamina D sembra volerci ricordare di... farsi baciare dal Sole e aprirci all'energia vitalizzante della Luce, di uscire spesso all'aria aperta mitigando quell'eccessivo condizionamento legato a linee guida che troppo spesso raccomandano di ridurre la fotoesposizione, considerata nella sua parziale 'pericolosità'. Non dovremmo dimenticare invece che il Sole è il padre della vita sulla Terra, ma il rapporto con lui sembra in parte compromesso se consideriamo la carenza di vitamina D riscontrata nella popolazione che vive nelle zone temperate del pianeta: in Italia riguarda circa l'80%.
Le protezioni solari impediscono la sintesi di vitamina D e purtroppo anche molte creme idratanti a uso quotidiano ne vantano la presenza: usarle in inverno, quando l'incidenza di UVB scarseggia e andiamo in giro più coperti che in estate, compromette quel 'magico' processo di fotosintesi che intrinsecamente lega il nostro stato di benessere alla luce, scintilla in grado di attivare anche il buonumore: la vitamina D stimola infatti la produzione di serotonina, neurotrasmettitore della felicità.
L'integrazione non è un optional
L’esposizione solare, non l'alimentazione, è dunque la principale sorgente di vitamina D, perché essa è presente solo nei pesci 'grassi' - come salmone, sgombro e aringa – in latte e derivati, fegato e tuorlo d'uovo: non proprio alimenti di abituale consumo quotidiano! L'unica eccezione vegetale è rappresentata da alcuni funghi e dal lichene islandico (Cetraria islandica) che non incontreremo senz'altro sui banchi di frutta e verdura, ma è ingrediente principe degli integratori vegani di vitamina D.
Da quanto detto si intuisce come in molte situazioni e stagioni dell'anno l'integrazione non sia un optional ma una necessità per molti, principalmente se over 50. E se, in determinate condizioni di salute, un esame per valutarne i livelli nel sangue è senz'altro auspicabile per personalizzare il dosaggio, in tutti gli altri casi sono consigliate 1500-2000 UI al giorno.
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